(F.de Andrи/G.Bentivoglio — F.de Andrи/N.Piovani)
Chi va dicendo in giro
che odio il mio lavoro
non sa con quanto amore
mi dedico al tritolo,
и quasi indipendente
ancora poche ore
poi gli darт la voce
il detonatore.
Il mio Pinocchio fragile
parente artigianale
di ordigni costruiti
su scala industriale
di me non farа mai
un cavaliere del lavoro,
io sono d’un’altra razza,
son bombarolo.
Nello scendere le scale
ci metto piщ attenzione,
sarebbe imperdonabile
giustiziarmi sul portone
proprio nel giorno in cui
la decisione и mia
sulla condanna a morte
o l’amnistia.
Per strada tante facce
non hanno un bel colore,
qui chi non terrorizza
si ammala di terrore,
c’и chi aspetta la pioggia
per non piangere da solo,
io sono d’un altro avviso,
son bombarolo.
Intellettuali d’oggi
idioti di domani
ridatemi il cervello
che basta alle mie mani,
profeti molto acrobati
della rivoluzione
oggi farт da me
senza lezione.
Vi scoverт i nemici
per voi cosм distanti
e dopo averli uccisi
sarт fra i latitanti
ma finchй li cerco io
i latitanti sono loro,
ho scelto un’altra scuola,
son bombarolo.
Potere troppe volte
delegato ad altre mani,
sganciato e restituitoci
dai tuoi aeroplani,
io vengo a restituirti
un po’ del tuo terrore
del tuo disordine
del tuo rumore.
Cosм pensava forte
un trentenne disperato
se non del tutto giusto
quasi niente sbagliato,
cercando il luogo idoneo
adatto al suo tritolo,
insomma il posto degno
d’un bombarolo.
C’и chi lo vide ridere
davanti al Parlamento
aspettando l’esplosione
che provasse il suo talento,
c’и chi lo vide piangere
un torrente di vocali
vedendo esplodere
un chiosco di giornali.
Ma ciт che lo ferм
profondamente nell’orgoglio
fu l’immagine di lei
che si sporgeva da ogni foglio
lontana dal ridicolo
in cui lo lasciт solo,
ma in prima pagina
col bombarolo.